Stavamo discutendo con
Lando Fiorini del titolo da dare al suo primo microsolco e cercavamo
insieme qualcosa che non fosse troppo banale. Una parola tira
l'altra e Fiorini cominciò a parlarci del piacere da lui provato nel
registrare le canzoni qui raccolte, principalmente perchè esse erano
per lui l'espressione più viva della sua Roma. "De Roma mia„ disse,
per la precisione. E ci sembrò subito che "Roma mia„ fosse il titolo
più adatto.
Perché Lando Fiorini, romano verace, alla sua Roma ci tiene, non con
"strafottenza„ ma con una sorta di appassionata tenerezza, un po'
come a una mamma, un po' come a una fidanzata.
E' nato in Trastevere il 27 gennaio1938, ha lasciato assai presto le
scuole per aiutare la famiglia facendo un po' tutti i mestieri, dal
fattorino al ragazzo di barbiere, dal barista allo scaricatore ai
Mercati Generali. E non se ne vergogna. C'è in lui quella istintiva
educazione, quella innata finezza delle persone di buon cuore, e
appena Io si conosce non si può fare a meno di stimarlo e di
volergli bene. Sul lavoro, anche quand'era faticoso, l'allegria non
gli mancava mai, e sentiva il bisogno di comunicarla a tutti
cantando. E cantava bene. Amici, conoscenti e anche sconosciuti si
complimentavano con lui e lo esortavano a continuare, ma a
continuare sul serio. E Lando la sera, dopo il lavoro, cominciò a
studiare canto.
Vinse una borsa di studio in un concorso indetto dall'ENAL e al
termine dell'anno a cui tale borsa dava diritto la direzione della
scuola, ritenendo che la sua voce avesse qualità eccezionali, gli
concesse di continuare gli studi gratuitamente. Poi vennero le prime
affermazioni ufficiali. Vinse il Festival di Roma e in quello di
Velletri del '61 arrivò secondo. Nel '62 partecipò al Cantagiro nel
gruppo degli esordienti, riscuotendo tali consensi dà assicurarsi la
partecipazione a quello del '63 tra i professionisti. |
Ma la vera svolta della sua carriera
venne quando Garinei e Giovannini lo scelsero per cantare in
"Rugantino„ la commedia musicale da loro messa in scena con grande
successo al Teatro Sistina in Roma nell'inverno 1962-63 e quindi
portata su altri palcoscenici italiani e, dal gennaio 1964, su
quelli americani.
Da Trastevere a Broadway il passo può sembrare lungo, ma non lo è
per un cantante serio e preparato come Fiorini al quale non possiamo
che augurare che questo microsolco sia il primo di una serie. Dopo
averlo ascoltato, infatti, nelle quattordici canzoni romane qui
raccolte, viene il desiderio di sentirgliene interpretare altre, di
quelle che hanno dovuto, per necessità di spazio, essere escluse.
E ben lo vedremmo anche interprete del più classico repertorio
italiano e fors'anche napoletano, ai quali le sue doti canore ci
sembra particolarmente si prestino. Siamo certi che il consenso con
cui il pubblico accoglierà questo disco conforterà la nostra
opinione.
"Roma mia„ tocca un po' tutte le corde del repertorio romanesco,
dalla tradizionale stornellata ai recentissimi motivi del
"Rugantino„ che hanno saputo abilmente rievocare umori e atmosfere
della Roma del Belli e di Pinelli. Non mancano due pezzi •
internazionalmente famosi come "Chitarra romana„ e "Arrivederci
Roma„ nè due brani di Balzani, il più noto "Eco der core„ e il meno
conosciuto, ma non meno bello, "Barcarolo romano„ che, nonostante la
sua insolita lunghezza, è stato assai opportunamente incluso per
intiero. Ma più di ogni parola vi dirà l'ascolto del disco.
Paolo Ruggeri |