DAL BANCONE DI UN BAR ALLA RADIO
LA STORIA DI UNA TENACE SCALVINA

 
 
Mamma Lena ne parlava appena, con un pudore tutto bergamasco. Dal 1956 era emigrata in Australia, una' tra le migliaia di italiani che affrontarono unviaggio di un mese e cinque giorni a bordo della motonave 'Aurelia', nome che ancora adesso fa venire i brividi a qualche italiano di laggiù.

Sapete come feci a conquistare la fiducia del mio primo datore di lavoro? - raccontava ridendo nel 1994 in occasione di un incontro a Sydney - Grazie a una macchina del caffè. Lavavo i piatti nel bar di un ungherese, e un giorno mi fermai a guardare come faceva l'espresso. Un disastro... Allora mi feci avanti e a gesti chiesi di poterla usare: preparai un buon caffè all'italiana e lui rimase folgorato. Passai dalla cucina al bancone del bar in due minuti, e gli italiani facevano la fila per provare un buon caffè'.

Già, gli italiani: «Qui gli emigranti hanno i loro circoli: i friulani, i siciliani, i calabresi, ma quando te ne vai così lontano da casa, in una terra straniera, ti senti soprattutto italiano». E ti attacchi a qualsiasi cosa che sappia d'Italia, come un giornale: «Cominciai a scri vere su "La Fiamma", un quotidiano in lingua italiana, pian piano mi ricavai una rubrica fissa. Si chiamavaInchiostro simpatico», una sorta di posta del cuore, e diede la prima popolarità a questa tenace scalvina. Ma il boom arrivò con la radio: prima un'ora di trasmissione, poi due; poi sette, otto, fino a vere e
proprie maratone, «Ed è qui che nasce Mamma Lena», raccontava. Non una mera operazione di marketing, ma un semplice slancio del cuore la gente mi chiamava, raccontava le sue storie, piangeva pensando ai genitori in Italia: io li ascoltavo e cercavo di risolvere i loro problemi, quando potevo. Da Sydney la sua voce comincia a raggiungere ogni comunità italiana d'Australia: Melbourne, Perth, Brisbane o Adelaide, Mamma Lena diventa un autentico fenomeno, in prima linea a difesa dei diritti degli emigranti italiani. E non fu una passeggiata. «Ora un trevigiano è sindaco di Sydney City - raccontava nove anni fa - ma negli anni '60 non andava così. C'erano problemi, e tanti. occorreva farsi sentire'.

Mamma Lena lo fece al, la radio, tra dischi di musica italiana e tanti consigli. Con il mondo politico italiano ed australiano, parlando di pensioni e ricongiungimenti familiari, lottando insieme ai suoi italiani. Lei, emigrante tra gli emigranti.

Nella sua casa di Bankstown, grosso sobborgo di Sydney, conservava una quantità impressionante di targhe, premi, foto ricordo: «Ma non per vantarmi, voglio solo ricordarmi della gente che mi ha voluto bene, dei miei italiani». Quelli che fino a pochi mesi fa fermavano questa minuta • donna scalvina ovunque andasse. Bastava che mettes- se piede in un dentro commerciale piuttosto che in un ristorante di Sydney e subito intorno a lei si faceva un capannello di persone.

Mamma Lena all'apertura del asilo da lei fondato a Sydney

Una celebrità che parlava al cuore dei figli di un Italia tanto lontana che si scopriva più vicina sulle onde gracchianti di una radio, ascoltando canzoni di 40 anni fa e commuovendosi . nel ricordare i propri cari che non potevano sentirti a 16 mila chilometri e rotti di distanza. Roba da montar- si la testa, ma quella piccola e cocciuta donna scalvina non era il tipo. Proprio no: «Ho il titolo di Cavaliere della Repubblica italiana e di Baronetto dell'Ordine dell'impero britannico, ma per me il titolo più bello è quello che mi hanno dato gli
italiani d'Australia: Mamma Lena».

Dino Nlkpaij
 
 

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